Individuo | Gruppo | Istituzione
Gino Pagliarani, tra i fondatori della Psicosocioanalisi in Italia, diceva che ogni uomo è accumunato agli altri perché “tutti abbiamo l’ombelico”. La condizione di “figlio”, diversamente da ogni altro ruolo che acquisiamo nel corso della vita, è sostanziale e condivisa.
La centralità della persona è indiscutibile; la complessità entra a far parte della considerazione dell’individuo, che si trova ad agire e ad amare in un profondo intreccio di emozione e ragione.
Gli ambiti della vita non sono separabili, il lavoro e gli affetti si trovano a interagire profondamente e l’individuo possiede legami, relazioni interiorizzate, ma è anche immerso in un tessuto sociale complesso.
Da qui, la considerazione e la possibilità di intervenire non solo con l’individuo, nella stanza di terapia, ma anche in gruppo, in assetti diversificati o nelle organizzazioni della nostra società.
Non solo l’individuo soffre, si ammala, chiede aiuto, ma anche il gruppo e l’istituzione. Gli strumenti clinici e gli elementi della psicoanalisi possono così essere impiegati in maniera più variegata, anche per spiegare e curare le organizzazioni all’interno delle quali l’individuo lavora o transita.
La psicosocioanalisi interviene nel supportare:
– La persona: attraverso l’ascolto è possibile dare significato al disagio e trovare possibili evoluzioni. La persona è accompagnata nel comprendere e dar voce alle proprie emozioni, nel riuscire a cogliere e riscoprire la propria bellezza, perché sia possibile attivare o riattivare una progettualità consapevole. La progettualità consiste nella possibilità di vivere la propria vita in maniera più creativa, tenendo presenti le proprie possibilità e i propri limiti. Spesso l’individuo tradisce se stesso e i propri talenti o vive la propria vita in maniera scissa dalle emozioni o dalla ragione. L’approccio psicosocioanalitico è teso a perseguire lo sviluppo della persona, in armonia con la propria complessità.
– Il gruppo: W. Bion, tra i principali teorici della gruppoanalisi, sosteneva che l’uomo si ammala nel gruppo e, perciò, guarisce proprio grazie al gruppo. L’uomo, infatti, sin dalla nascita, è immerso nelle relazioni, poiché per vivere ha bisogno di cure e attenzioni. I legami interni costituiscono gruppalità che sono fonte di benessere e stabilità, ma talvolta anche di disagio. La psicosocioanalisi prevede la possibilità di utilizzare il gruppo come una risorsa in ambito clinico e di considerarlo come un organismo diverso dalla somma degli individui che lo costituiscono. Il coordinatore legge le dinamiche profonde del gruppo, lo facilita nell’attraversare le ansie di base e nel raggiungimento del compito condiviso.
– L’organizzazione: nel perseguire gli obiettivi che si è data e nell’ottimizzare le proprie risorse. Perché ciò avvenga è necessario che sia data voce al disagio e che lo sviluppo individuale si armonizzi con quello dell’istituzione.